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In data 27 febbraio 2018 presso il Ministero dello Sviluppo Economico si è tenuto l’incontro riguardante la società Omba Impianti & Engineering S.p.A. La riunione è stata presieduta dal dottor Giampietro Castano, responsabile della Struttura per le Crisi di Impresa. Hanno partecipato Manuela Gatta e Paola Capone del Ministero dello Sviluppo Economico, Mattia Losego, in rappresentanza della Regione Veneto, Ernesto Ferretto, Sindaco del Comune di Torri di Quartesolo, Silvia Carampin, Assessore al Bilancio del Comune di Torri di Quartesolo. La società Omba Impianti & Engineering S.p.A. è stata rappresentata da Carlo Di Paolo, Damiano Battaglion e Giorgio Nannetti. Per Confindustria Vicenza è stato presente Andrea Crisci. Hanno partecipato le OO.SS di categoria, nazionali e territoriali, e le R.S.U..

Le OO.SS. hanno immediatamente chiarito che la richiesta di convocazione dell’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico è scaturita dalla decisione di “Omba” di avviare la procedura di licenziamento collettivo che ha interessato tutti i 119 dipendenti dell’unico stabilimento produttivo della società, sito nel territorio del comune di Torri di Quartesolo (VI). Si tratta di un’azienda storica con circa 70 anni di vita e che assume un ruolo strategico per il tessuto produttivo locale e non solo. “Omba”, infatti, rappresenta ancora una delle poche aziende italiane che si occupa della realizzazione e della progettazione di opere infrastrutturali metalliche. Alla luce di queste osservazioni hanno richiesto ai rappresentanti aziendali di prendere in considerazione le seguenti proposte:

  • richiedere alla proprietà di considerare la possibilità di rifinanziare il proprio debito. I soci, infatti, già nel passato ed in presenza di una significativa perdita di utile, sono ricorsi a tale strategia;
  • trasformare la richiesta di concordato ex art. 161, comma 6, l. fallimentare (c.d. “concordato in bianco o con riserva”) in un concordato con continuità aziendale e conseguente ricorso agli ammortizzatori sociali. Tale strumento concederebbe all’azienda più tempo per ricercare ed individuare una soluzione che ne impedisca la chiusura definitiva. Nel caso specifico, hanno sottolineato la necessità di valutare con attenzione la solidità e la serietà di eventuali manifestazioni di interesse volte all’acquisizione della società. Una simile operazione richiede molto più tempo di quello residuo (30 gg) di cui all’art. 5 della L. 223/1991.

Le Organizzazioni Sindacali, inoltre, hanno richiesto ai rappresentanti dell’azienda di volere fornire dettagli sui tempi di cessazione dell’attività produttiva.
    
La società, come sopra rappresentata, ha immediatamente fatto sapere che, a seguito dell’invio della comunicazione di avvio della procedura di cui alla legge n. 223/91, alcuni lavoratori hanno trovato un altro impiego così da ridurre a 94 il numero complessivo dei dipendenti interessati dal licenziamento collettivo.

Quanto alla richiesta delle OO.SS. di ricorrere ad un concordato con continuità ed agli ammortizzatori sociali, l’azienda ha chiarito che non è una strada percorribile per due ragioni fondamentali e tra loro strettamente connesse. In primis, la società è stata posta in liquidazione volontaria e, subito dopo, la stessa ha presentato un ricorso per la richiesta di essere ammessa al concordato “in bianco” e, conseguentemente, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo di tutto il personale dipendente per cessazione della attività. Viceversa, il concordato in continuità comporterebbe che l’azienda torni in “bonis” e questo implica dei costi eccessivi che la società non è in grado di sostenere. In secondo luogo, stante le vigenti disposizioni di legge in materia di ammortizzatori sociali per la società non è possibile richiedere l’accesso alla CIGS, la quale si applicherebbe solo nel caso di concordato in continuità.

La cessazione dell’attività produttiva, invece, avverrà alla fine del corrente mese e coinciderà con realizzazione dell’ultima commessa.

La società ha confermato di aver ricevuto alcune manifestazioni di interesse volte all’acquisizione dell’intera azienda. Particolarmente concreta è stata quella da parte di una società estera che la scorsa settimana ha già visitato lo stabilimento. In parallelo il Commissario Giudiziale ha nominato un perito che dovrà procedere alla stima dell’azienda. Dopodiché sarà espletata la procedura competitiva di aggiudicazione avente ad oggetto l’affitto di azienda che, naturalmente, estenderebbe la concorrenza anche ad altri soggetti. Siffatta procedura comporta dei tempi lunghi, quindi critici con quello rimanente (30gg) per poter procedere a rendere esecutivo il licenziamento collettivo. Per queste ragioni anche questa soluzione non è stata ritenuta idonea a scongiurare la chiusura aziendale.

La Regione Veneto ha accolto positivamente la presenza di manifestazioni di interesse. Tuttavia, ha auspicato che una eventuale cessione d’azienda garantisca il rispetto del know-how aziendale ed, in ogni caso, dovrà essere evitata la svendita dell’intera azienda.
Ha richiesto ad “Omba”, inoltre, di sospendere la procedura di licenziamento collettivo, al fine di recuperare del tempo per valutare in modo più accurato siffatte manifestazioni di interesse e di permettere anche ad altri soggetti di presentare la propria manifestazione di interesse.

Il Sindaco del Comune di Torri di Quartesolo ha dichiarato di non condividere la scelta societaria di dare luogo al licenziamento collettivo. In particolare, ha sottolineato la necessità di mantenere in vita la società che rappresenta una importante realtà industriale per il tessuto produttivo locale, altresì, una delle poche aziende italiane che realizza opere infrastrutturali metalliche. Ha, altresì, sottolineato che “sentita l'attenzione della proprietà su input del Tribunale, l'unico modo per salvaguardare i creditori è di mantenere l'azienda attiva ed i lavoratori al loro posto. Una scatola vuota non interessa a nessuno e Omba non può diventarlo. È il momento di mettere in luce lo spirito imprenditoriale della proprietà, affiancato da un adeguato supporto "politico" per risolvere i troppi contenziosi per opere pubbliche consegnate ma mai pagate”.

La società si è dichiarata disponibile a prendere in considerazione le richieste formulate dai presenti, riservandosi di valutare la possibilità di darne seguito.

Il rappresentante del Mise ha concluso la riunione palesando la volontà di  mantenere in vita l’azienda e di impedire il licenziamento collettivo. A tal fine, ha chiarito l’impegno del Ministero di procedere, nei prossimi giorni, ad una scrupolosa valutazione delle manifestazioni di interesse.

Pertanto, d’accordo con tutti i presenti e su richiesta della Regione Veneto, ha  convocato il prossimo incontro per il 12 marzo p.v.
    

    
     

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