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Immagine del francobollo

Il Ministero emette il 1 marzo 2022, un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica Il Patrimonio artistico e culturale italiano dedicato a Beppe Fenoglio, nel centenario della nascita; con indicazione tariffaria B.

La vignetta riproduce una figura a mezzo busto di Beppe Fenoglio su cui compaiono una serie di parole e neologismi fenogliani.
Completano il francobollo le legende “Beppe Fenoglio” e “Partigiano e Scrittore”, le date “1922-1963”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”.

Bozzetto a cura del Centro Studi Beppe Fenoglio-Alba, ottimizzato dal Centro Filatelico della Direzione Operativa dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.

Tiratura: trecentomila esemplari
Foglio: quarantacinque esemplari

Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia; su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta e formato stampa: 30 x 40 mm, formato tracciatura: 37 x 46 mm; dentellatura: 11 effettuata con fustellatura; colori: tre.

 

Nota a cura di Riccardo Corino, Presidente Centro Studi Beppe Fenoglio.

Beppe Fenoglio è oggi considerato uno degli scrittori italiani più originali ed importanti del Novecento. Nasce ad Alba (CN) il 1° marzo 1922, da Amilcare, macellaio con bottega nella centrale Piazza Rossetti, e Margherita Faccenda.

Trascorre l’infanzia tra le vie del centro storico di Alba e, d’estate, sulle colline dell’Alta Langa. Studia non scontatamente al Ginnasio-Liceo di Alba, dove scopre tra l’altro la lingua e la letteratura inglese, nella cui tradizione trova modelli che oppone precocemente alla mentalità piccolo-borghese della sua città e alla propaganda fascista.

Nel 1943, studente di Lettere presso l’Università di Torino, viene chiamato alle armi. L’8 settembre lo coglie a Roma, alla scuola per Allievi Ufficiali: sbandato, riesce avventurosamente a raggiungere casa. Tra il 1944 e il 1945 si unisce alle formazioni partigiane sulle Langhe e partecipa alla lotta di liberazione. Nel dopoguerra, lascia gli studi universitari e accetta un impiego in una ditta vinicola.

Nel 1952 pubblica da Einaudi la raccolta di racconti I ventitre giorni della città di Alba, quindi il romanzo breve La malora (1954); nel 1959 esce il romanzo Primavera di bellezza (Garzanti), in cui compare lo studente-partigiano Johnny. Nel 1960 si sposa con Luciana Bombardi; sua figlia Margherita nascerà l’anno successivo. Muore il 18 febbraio 1963, per un cancro ai bronchi.

Il suo definitivo riconoscimento è postumo: nel 1963 esce la raccolta Un giorno di fuoco, con il romanzo Una questione privata; nel 1968, Il partigiano Johnny, cui seguono tra gli altri La paga del sabato e Appunti partigiani 1944-45. Oggi alle sue opere – entrate nelle collane scolastiche e continuamente ristampate – sono ispirati film, adattamenti teatrali, progetti musicali, a significare una vitalità straordinaria, uno stile slegato da stagioni e movimenti e la conferma di quello statuto di «scrittore civile» che il suo insegnante ed amico Pietro Chiodi seppe bene individuare.

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